Bologna, 11 dicembre 2024 – Anche i cavalli della scuola vogliono la loro parte. Soprattutto di benessere che è poi il minimo sindacale se si pensa all’enorme valore del loro lavoro. Pochissimi hanno cominciato a montare direttamente su un cavallo di proprietà. Quasi tutti si sono avvicinati all’equitazione proprio grazie a quella famosa ‘prima lezione in sella’ con un cavallo della scuola di cui si ricorda per sempre il nome.
Ebbene, nonostante tutto ciò, secondo uno studio condotto in Canada, sono emersi dati scientifici certi sul minore livello di benessere che tocca a questi incomparabili maestri.
A titolo puramente empirico, chiunque abbia frequentato una scuola di equitazione avrà avuto la sensazione (a volte qualcosa di più…) che i cavalli di proprietà, impiegati per diporto o sport, godano di maggiori attenzioni rispetto a quelli che, di ora in ora, cambiano amazzone e cavaliere e si prestano pazientemente affinché questi capiscano come mettere la gamba e quale contatto stabilire con le redini.
Secondo lo studio dell’Università di Guelph, la sensazione può purtroppo trasformarsi in una certezza.
L’incidenza di comportamenti fuori dalla norma, acciacchi fisici e ferite, generici problemi di salute, aggressione nei confronti dell’uomo e quella riconoscibilissima postura che indica depressione e assenza sono numericamente più diffusi tra i cavalli della scuola.
Il tasso di ferite e morte che li riguarda suggerisce che le pratiche di gestione riservate a questi ‘lavoratori’ giochino un ruolo fondamentale sulla loro salute e longevità. E più si tratta di scuole di equitazione grandi per volume di allievi, più alta diventa l’incidenza.
Il numero
I ricercatori Caleigh Copelin e Katrina Merkies hanno campionato 153 strutture operanti in Canada per raccogliere informazioni demografiche su proprietari, istruttori e allievi delle scuole di equitazione e metterle in relazione alla tipologia delle strutture, alla popolazione dei cavalli da scuola, all’osservazione dei comportamenti e alle strategie di gestione. Il tutto per circa 1500 ore di lezione analizzate.
Lo studio ha evidenziato che il numero medio di cavalli a lezione per ciascuna struttura è 10. Le strutture che si tengono sotto a questo numero (meno di sei) dispongono di cavalli meno proni a produrre comportamenti anomali. E il ‘servizio’ e le attenzioni loro riservate sono più personalizzati. A tutto vantaggio della riduzione dello stress che è alla base dei comportamenti indesiderati.
La durata
È stato calcolato che, tra i cavalli delle scuole comprese nello studio, il tempo lavorativo giornaliero è di due ore. I cavalli che lavorano per più ore sono più proni alle sgroppate. Le strutture che dispongono di gruppi di cavalli da scuola più grandi (più di 13) allungano anche il tempo massimo di lavoro per ciascun cavallo. E ciò va a detrimento della qualità della loro gestione.
L’attrezzatura
L’uso di ausili restrittivi nelle bardature è, secondo lo studio, direttamente relazionabile ai conflitti comportamentali. Le strutture intervistate che dichiarato un largo impiego delle redini di ritorno per esempio, hanno registrato un aumento della frequenza di comportamenti reattivi in quasi tutte le circostanze. L’uso del chiudi bocca – dati alla mano – è stato messo in relazione con una maggiore incidenza delle sgroppate rispetto al semplice uso della capezzina. Le strutture che hanno dichiarato che la maggior parte dei loro cavalli della scuola non usano il chiudi bocca hanno riportato anche un minor numero di sgroppate.
Parafrasando Jacques II de Chabannes de La Palice, che ai cavalli della scuola toccasse una vita meno agiata, lo avevamo più o meno capito tutti. Che però ci fossero elementi così circostanziati è un dato che la scienza ci mette a disposizione per capire come agire meglio. E mentre ai gestori e agli istruttori che provvedono ai cavalli della scuola lasciamo il compito di valutare al meglio ritmi di lavoro e organizzazione in scuderia, ricordiamoci di essere empatici con i cavalli che ci stanno facendo da maestri. Tante volte, più che carote e zuccherini (sempre ben accetti ma in misura ridotta) può fare tanto anche un uso più gentile della mano e qualche carezza, anche quando siamo noi a non riuscire a farci capire…